Incontro con Renzo Giovampietro

 

Roma, 3 dicembre 2003

 

 

     Appuntamento alle 15.15 a casa sua. Sono davanti al portone in una via vicino a Largo Torre Argentina, con tutti i miei fogli e il mio materiale  pronta per intervistarlo. Suono il campanello e salgo. Giovampietro, un vero gentiluomo vecchio stampo, mi accoglie nella sua casa piena di odore di teatro, di ricordi: locandine appese, foto, libri, bozzetti di costumi, di scenografie…

      Ci accomodiamo nel salotto. Iniziamo a parlare dello spettacolo di Madre Coraggio e i suoi figli. L’esordio non preannuncia niente di buono: “A dir la verità, non  ricordo un gran che, ho come un vuoto!”. Certo  ricordarsi ciò che ti è successo  più di cinquant’anni fa non è semplice, ma  sperando di far tornare alla luce della sua memoria  quell’avvenimento, gli mostro alcune foto che avevo portato con me. Si commuove, e sorride… : “Ah sì! Ricordo che c’era un palcoscenico girevole e  i poveri attori che non erano in scena stavano sotto e lo facevano girare. Era un effetto molto bello, un grande effetto! Ma non ricordo il percorso delle prove, che strano!”. Cerco ancora di aiutarlo: “ Voi eravate una compagnia? La Compagnia degli Spettatori Italiani?” “Sì, brava. Poi diventammo la Compagnia degli Spettatori Italiani. Mi ricordo Franca, la Maresa, era la compagna di Micheli, l’imprenditore che ci dava i soldi. Era molto carina.” .

     “Tu avevi già fatto altre cose?” “Incominciai nel ’45! Con Visconti, facevo uno splendido ruolo: il messaggero nell’ Antigone (di Anouihl). E l’anno dopo debuttante con Strehler, in una brutta commedia : Pick up girl (di E. Shelley ). Era la storia di una ragazza che finiva nelle mani di qualcuno ecc. Io ero il protagonista, Laura Adani faceva la ragazza. Un po’ attempatella! E c’erano degli attori di contorno notevoli, tra cui la Volonghi, Calindri. Renato Simoni scrisse in una critica: - Giovampietro: bella grande speranza del teatro italiano - . Le mie azioni andarono alle stelle!!! Sai, a quel tempo avere una critica di quel tipo sul ‘Corriere della sera’ significava moltissimo.”  “ Ti ricordi gli altri attori? Cesarina Gheraldi, la Maresa, Maldesi, Tofano?”  “ Sì, con la Ceci abbiamo fatto tante altre cose insieme, era molto brava. La Maresa era carina, simpatica, dolce. Tofano, ah Tofano!! Mi ricordo che festeggiammo il suo settantesimo compleanno ai Satiri, bello! E poi tuo padre, era grande! Ed è riuscito ad esserlo anche nel cinema! Sai, tante volte mi ha chiamato al doppiaggio, ma io ho sempre avuto paura, chissà! E ho sempre rifiutato: mi davo per malato, anche quando dovevo doppiare me stesso!”. “Anche tu sei stato un grande?”, “Dicono di sì, dicono di sì! Quand’ero giovane assomigliavo a Renato De Carmine, era un divo allora. Mi fermavano per strada e mi scambiavano per lui, e io firmavo gli autografi! Era molto divertente!”

     Poi Giovampietro inizia a parlarmi di storia. Dev’esserne un appassionato, perché non si ferma più. Mi racconta dei suoi viaggi a Buenos Aires (grande centro culturale di allora), dell’incontro con Borges. Racconta a lungo, di tutto ciò che ha vissuto. Il tempo passa, ma Madre Coraggio è ancora più lontana di prima!

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