Capitolo 1

I PRIMI PASSI DELLA  MESSA IN SCENA ITALIANA
 

 

1.1 Madre Coraggio negli anni precedenti il 1952: 

   Con il carro in Italia non si può entrare!

 

     Raccontare le radici di un progetto che si farà realtà, che si è fatto realtà è sempre un lavoro molto affascinante. Seguire uno spettacolo fin dai suoi primi passi è emozionante, un po’ come seguire un parto, una  nascita, una vera creazione.

     Siamo negli anni ‘50, Brecht  fa fatica a raggiungere l’Italia con il suo carro. Arriverà con ben undici anni di ritardo, nel 1952. Brecht è un poeta scomodo. Negli anni della Democrazia Cristiana i comunisti non sono tanto ben accolti! L’opposizione al marxismo e ai partiti che ad esso si ispirano è uno dei cardini della politica centrista. E’ dal 1950 che si cerca di portare in Italia questo nuovo e grande dramma di Brecht, Mutter Courage und ihre Kinder. Per un motivo o per l’altro i tentativi cadono nel nulla.  ( La prima doveva essere al Piccolo Teatro di Milano).

     Il più eclatante rifiuto è nel 1951 quando Bertolt Brecht viene invitato a rappresentarlo, con la sua compagnia del Berliner Ensemble, per il festival internazionale della Biennale di Venezia. Alla compagnia non sono dati i visti per entrare. Tutte le critiche ce lo ricordano, e soprattutto una “lettera aperta alla gente di teatro” scritta il 22 settembre dello stesso anno da Luciano Lucignani, che già allora aveva in mente di volerlo rappresentare in Italia. Una lettera indignata e incredula per il silenzio di registi, critici, direttori, davanti a una negazione così evidente della libertà di pensiero, e alla soppressione dell’arte. In quella lettera poi aggiungeva: “ Non c’è da farsi illusioni, ciò che oggi è vietato nell’edizione straniera domani sarà vietato nell’edizione italiana”7. Lucignani cerca consenso e forza perché ritiene che in questo momento la cultura italiana ne ha più che mai bisogno. “Occorrono uomini onesti e in grado di difendere la cultura italiana e con essa ciò che resta del teatro italiano. Qualcuno s’è mosso e questo è importante, ma ancora non basta. Bisogna essere in molti, in molti a dire la verità: a dirla forte perché tutti la sentano.”8  Lucignani riuscirà a dirla forte la sua verità, e otterrà quello che finora era stato negato.  Meritandosi un grande successo.

 

1.2 L’esperienza di Lucignani in Germania:

…Ventiquattrore dopo io scendevo alla stazione di Monaco…

 

     Finalmente il carro della vivandiera Anna Fierling si mette in cammino  verso l’Italia, con un buon padrone di nome Luciano Lucignani, che lo proteggerà fino alla fine, portandolo con sé direttamente dalla Germania.

     Neo diplomato  all’Accademia d’Arte Drammatica , incomincia a conoscere e  a frequentare persone dell’ambiente teatrale italiano. E come lui racconta deve ad alcune di loro (Vito Pandolfi, Ruggero Jacobbi e Gerardo Guerrieri)  l’incontro con il critico teatrale Eric Bentley, “che era in procinto di andare in Germania per fare l’assistente all’autore e regista Bertolt Brecht”8. Lucignani non  conosceva il testo di Mutter Courage, in Italia la prima pubblicazione di Brecht fu fatta da Einaudi nel 1951, “ma ne sapevo abbastanza per capire che lo spettacolo mi interessava”, tanto da desiderare di andare a conoscere il drammaturgo e assistere alle prove. Naturalmente, se Brecht glielo avesse concesso. E così fu. Era la fine estate 1950. Luciano Lucignani conobbe Brecht e assistette a tutto il periodo di prove dello spettacolo, che aveva come protagonista Therese Giehse, fino al debutto  l’8 ottobre al Kammerspiele di Monaco. Egli ricorda tra le altre cose che durante le prove lo colpì una macchina fotografica che scattava foto in continuazione. Poi capì a cosa servivano: “nell’insieme sarebbero diventate una specie di film dello spettacolo che raccolte in volume formavano il Modellbuch di quella edizione”. Lo stesso modello di cui Lucignani avrà una copia, e che consulterà per la sua rappresentazione italiana.

 

       1.3 La nascita dell’idea:

      …Brecht era un formidabile bevitore…

 

     Alla fine arrivò il momento del debutto. Immagino che Lucignani doveva essere molto felice di potervi assistere. Di quel momento ricorda con particolare emozione: “ Non conoscevo il tedesco, poco più di quello che serve per chiedere un indirizzo, o per scegliere un piatto in trattoria; ma, stranamente, capii tutto quello che succedeva in scena, come se avessi letto il copione”. Quando assisti a qualcosa di bello, nel senso più puro del termine, che trovi giusto, interessante, e culturalmente importante,   hai un gran desiderio di mostrarlo agli altri, quasi non ti capaciti che gli altri non lo conoscano. Per i veri amanti del teatro è un bisogno urgente, ed è forse da questo bisogno urgente che a Lucignani venne l’idea di mettere in scena Madre Coraggio e i suoi Figli in Italia. Doveva far conoscere questo dramma al pubblico italiano!

     Dopo lo spettacolo andarono in birreria, “Brecht era un formidabile bevitore!”, e avvolti dall’entusiasmo e dall’allegria, tra un sorso e l’altro il nostro giovane regista disse a Brecht la sua idea e lui acconsentì immediatamente. Forse anche in lui c’era l’urgente bisogno di far conoscere anche ad altri la sua creatura. La notizia arrivò presto in Italia e con essa naturalmente arrivarono anche i primi ostacoli, ma Lucignani avrebbe resistito con forza fino alla fine. Per superare il primo problema: “Dalla Società degli Autori non tardarono a farsi vivi. - Chi le ha dato i diritti? -  mi chiesero., contattò direttamente l’autore, il quale gli scrisse: “ Il signor Lucignani è autorizzato da me a mettere in scena la mia opera Mutter Courage und ihre Kinder. Bertolt Brecht.”

 

1.4 Dall’idea alla realtà:

 …il raptus folle dell’entusiasmo…

 

     E’ chiaro. Non basta l’idea per fare uno spettacolo, serve un posto dove farlo, degli attori, dei soldi. E tutto questo non c’era quando nacque l’idea di mettere in scena Madre Coraggio.

     Per trovare tutto questo fu di grande aiuto Franca Maresa, l’attrice che interpreterà Kattrin, la figlia muta. E un attore di nome Franco Castellani, da lei conosciuto proprio in quel periodo. Maresa ricorda che una volta si incontrarono proprio davanti al teatro dei Satiri e lui le disse che aveva un teatro,  era tutto distrutto e voleva ricostruirlo, non aveva soldi ma aveva una grande forza di volontà, “Bè, in qualche modo farò!”9, disse alla Maresa. “E’ proprio il suo entusiasmo quello che ha guidato tutta la baracca!”. Parlando con lui Maresa pensò a cosa realmente si potesse fare. In quel momento vedeva spesso Lucignani, e naturalmente conosceva il suo progetto. Pensare a Madre Coraggio fu una semplice conseguenza.

     Così, “presi dal raptus folle dell’entusiasmo”, incominciarono a cercare i mezzi per la realizzazione e con un po’ di fatica e di fantasia riuscirono ad avere i soldi. Maresa mi racconta ridendo un episodio successo a Castellani che andando in Calabria a chiedere a un produttore d’olio i finanziamenti, quest’ultimo accettò subito pensando che fosse uno spettacolo di ballerine, “sperando di fare affari in quel senso lì!”. Per nostra  fortuna Brecht non era quel genere di teatro! Così, anche con altri aiuti oltre al “produttore di ballerine”, trovarono i soldi per affrontare il lavoro.

     Avuto il teatro dei Satiri, che avrebbe proprio riaperto i battenti con la rappresentazione di Brecht, bisognava cercare gli attori. Prima fra tutti Madre Coraggio.

 

1.5 Gli attori

…E se Madre Coraggio fosse  Anna Magnani…

 

     Quando Lucignani chiese a Brecht il permesso di rappresentarlo egli  rispondendo di sì, aggiunse un suo desiderio: “Sarebbe stato molto contento se il ruolo di Madre Coraggio fosse stato interpretato da Anna Magnani”. Naturalmente Lucignani, sembra non fosse molto d’accordo, (forse perché l’attenzione si sarebbe troppo spostata sull’attrice e meno sul dramma, come troppe volte accade oggi) e soprattutto non era affatto convinto che un’ attrice di cinema, sulla cresta dell’onda avrebbe dato retta a un giovane regista inesperto. E poi in fondo la Magnani  aveva fatto solo teatro di rivista e avrebbe avuto bisogno di un grande regista che la potesse guidare bene, nella difficilissima parte. Comunque, a prescindere   da tutte queste considerazioni, la contattò. I  motivi di rifiuto erano pratici e personali:

 

 “ Ma io che faccio? Faccio la madre?  Lucignà, se io faccio  la madre, ho chiuso. Chi mi prende più per altri ruoli? Tu mi vedi, sono ancora una bella donna, posso fare tutte le scene d’amore…Renditi conto, lo sai come vanno le cose nel nostro ambiente, cerca un’altra attrice, la troverai, ne sono sicura…io verrò a vedere la prima e ti faccio tanti auguri!”

Così rispose Anna Magnani alla proposta. “Avrebbe avuto tutto da perdere e poco da guadagnare”10. Per Franca Maresa lei sarebbe stata l’ideale: “aveva una carica incredibile, aggressiva, popolana”. “Avere la Magnani sarebbe stato un evento eccezionale”11, ma un evento lo fu comunque. Lucignani non era poi così dispiaciuto, sapeva bene che potevano esserci altre bravissime attrici, che avrebbero  interpretato benissimo e forse meglio la parte della Madre. Naturalmente scrisse a Brecht di questa “sconfitta”, “ Brecht era un uomo di teatro e speravo mi avrebbe capito.” Infatti capì.

     Era importante  avere la partecipazione di un grande attore. Loro  venivano dal nulla, non erano niente,  “so che con il nome di un autorevole attore le porte si aprirono”, ricorda Maresa. Maresa che con Lucignani pensò che la   figura del Cappellano era  il personaggio giusto da poter   proporre  e  pensò a Sergio Tofano. Così regista e attrice tornarono a chiedere, “con la faccia tosta dei giovani che vogliono riuscire ad ogni costo”12.  Tofano disse subito di sì. E Franca Maresa ricorda sorridendo che lui li prese subito sul serio e soprattutto che aveva lo spirito di un giovane attore: “Era un entusiasta se no perché mai avrebbe accettato un gruppo di sparuti ragazzi, per quanto attori, che gli proponevano 10.000 lire al giorno o qualcosa del genere”. Il motivo principale per cui Tofano accettò era un motivo culturale, era una persona colta, intelligente e capì subito l’importanza  di tale operazione, “in fondo gli offrivamo di fare Brecht!”. Dopo Tofano arrivò Cesarina Gheraldi,  una brava attrice che  aveva interpretato anche ruoli analoghi. Credo che con Lucignani si punzecchiassero un po’, non ne parla molto: “ Non che fosse l’ideale” dice, e ricorda uno screzio: “alla richiesta di assumere un atteggiamento volgare la Gheraldi mi rispose: Questo non è molto seicento!” .

     Tutti gli altri vennero di conseguenza: Giovampietro, Maldesi, Verna, E. Lissiak, la Zanoli, Nino Dal Fabbro, etc. I personaggi erano tantissimi e anche gli attori, non era una situazione facile da gestire, ma loro ci riuscirono benissimo e formarono così la Compagnia del Teatro dei Satiri, che l’anno successivo si sarebbe trasformata nella Compagnia degli Spettatori Italiani, con sede al teatro delle Arti, (lì “Madre Coraggio” fu ripresa nel ’53 ) la prima compagnia a forma di cooperativa, dove il pubblico era socio e i soldi che spendeva venivano reinvestiti per l’allestimento di altri spettacoli. 

     La scelta registica di Lucignani,  giustamente, fu quella di seguire il modello di Brecht del Berliner Ensemble, di cui il materiale le era già stato dato durante il suo viaggio a Monaco. Quindi scene e musica c’erano già: scene di Teo Otto  e musica di Paul Dessau.

 

1.6 I Costumi

  ...Guttuso era più che giusto!...

 

     Solo i costumi erano originali. Per la loro realizzazione Lucignani pensò di contattare Renato Guttuso. Si conoscevano bene da tanto tempo. Entrambi facevano parte del Partito Comunista, Lucignani era il critico drammatico de "l'Unità". “Andai nel suo studio, gli feci leggere il dramma, e gli presentai Cesarina Gheraldi”.  Immagino che a Guttuso il lavoro piacque molto, infatti accettò.

     Naturalmente  la compagnia  veniva considerata di sinistra, ma il partito di appartenenza  non era al centro del loro pensiero (anche se infondo stavano facendo Madre Coraggio e i suoi figli, e Brecht, era di sinistra!). Semplicemente volevano mettere in scena questo testo, di cui apprezzavano molto il messaggio, indipendentemente da tutto il resto. Può sembrare assurdo parlando di Brecht, ma loro non volevano fare politica, volevano fare semplicemente Arte. E che il testo di Brecht vada al di sopra della politica  ce lo dicono anche le critiche di allora: “E’ un’opera  di un uomo che ha orrore della guerra, ecco tutto, e questo orrore è certamente condiviso da chicchessia, purché abbia un briciolo di senno”13, ci dice Carlo Trabucco. E continua: “Se ha un torto è solo quello di volere essere un’opera politica… Madre Coraggio ha tanta umanità dentro di sé, che vive indipendentemente dalla ‘tesi’ ”. Anche Anton Giulio Bragaglia è d’accordo: “Brecht è contro la guerra, come tutti gli europei di ogni partito”14.

     Così, dopo un po’ di mesi di ristrutturazione del teatro dei Satiri, si poteva incominciare il lavoro.

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7 Cfr. L. Lucignani, l’Unità, 22 set. 1951

8 Cfr. Intervista a Lucignani (vedi appendice) Confronta anche per successive citazioni in cui si nomina il regista.

 

9 Cfr. Intervista a  Maresa (vedi appendice) Confronta anche per successive citazioni riguardanti l’attrice.

10 Cfr. Intervista a Maldesi (vedi appendice ) confronta  anche per citaz. succ. per cui si nomina l’attore.

11 Cfr. Ibidem

12 Cfr. Intervista a Maresa

13 Cfr. C. Trabucco, Il Popolo, 5 nov. 1952

14 Cfr. A.G. Bragaglia, Film d’oggi, 19 nov. 1952